Luca 10:30

25 Versetti 25-37

Se parliamo della vita eterna e della via per raggiungerla in modo noncurante, rendiamo vano il nome di Dio. Nessuno potrà mai amare Dio e il suo prossimo con una qualche misura di amore puro e spirituale, se non è reso partecipe della grazia della conversione. Ma il cuore orgoglioso dell'uomo si oppone con forza a queste convinzioni. Cristo ha raccontato il caso di un povero ebreo in difficoltà, soccorso da un buon samaritano. Questo povero uomo era caduto tra i ladri, che lo avevano lasciato morire per le ferite. Fu trascurato da coloro che avrebbero dovuto essergli amici e fu curato da un estraneo, un samaritano, della nazione che i Giudei più disprezzavano e detestavano e con cui non volevano avere a che fare. È deplorevole osservare come l'egoismo governi tutti i ranghi; quante scuse gli uomini adducono per evitare problemi o spese nel soccorrere gli altri. Ma il vero cristiano ha la legge dell'amore scritta nel suo cuore. Lo Spirito di Cristo abita in lui; l'immagine di Cristo si rinnova nella sua anima. La parabola è una bella spiegazione della legge di amare il prossimo come noi stessi, senza badare alla nazione, al partito o a qualsiasi altra distinzione. Essa illustra anche la bontà e l'amore di Dio, nostro Salvatore, verso gli uomini peccatori e miserabili. Eravamo come questo povero viaggiatore in difficoltà. Satana, il nostro nemico, ci ha derubati e feriti: tale è il male che il peccato ci ha fatto. Il beato Gesù ha avuto compassione di noi. Il credente considera che Gesù lo ha amato e ha dato la vita per lui, quando era un nemico e un ribelle; e dopo avergli mostrato misericordia, lo invita ad andare e a fare altrettanto. È dovere di tutti noi, al nostro posto e secondo le nostre capacità, soccorrere, aiutare e alleviare tutti coloro che sono in difficoltà e in difficoltà.

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